La ragazza perduta tra le macerie di ieri

Conobbi una ragazza, anche se per poco, alla quale il tempo aveva rubato i ricordi e ne aveva lasciato una cicatrice amara sul petto.
Non potei fare a meno di notare i suoi occhi tristi, spenti, come se fosse passata una folata di vento su una candela accesa.

Mi disse che tutto quello che le rimaneva era chiacchierare del suo passato, perché il presente aveva subito talmente tanti danni da non poterlo nemmeno più reputare reale. 
Scovai in lei un senso di sconforto, di totale abbandono alla vita, forse era una semplice forma di difesa per scappare dalla realtà in cui viveva, un muro che avrebbe parato ogni forma di aggressione.
Si perse a guardare i binari che si intrecciavano nel terreno, come dei rami secchi di un albero appassito, in silenzio, prese un bel respiro e in tutta calma delle lacrime solcarono il suo viso. Non dissi niente, fissai anch'io i binari in cui si perse la nostra attenzione.

Fu come un cavallo al galoppo che ruppe il silenzioso battito delle nostre ciglia, un corto circuito nei nostri cuori, quel treno deragliò nei nostri pensieri e mi portò a notare che i suoi capelli presero a danzare sulla sua schiena con un ritmo delicato e fiabesco.
Le sorrisi, non notando che lei si voltò a fissarmi con aria perplessa, come in cerca di una spiegazione a quel mio segno di rivolta verso il suo tormentato stato.
Ruppi il silenzio portandola davanti al suo passato, a ciò che la circondava ora, al fatto che eravamo vivi e che per questo c'era ancora speranza nel rimettere a posto i propri sogni.

Lasciò cadere un sorriso su quel volto ormai malinconico, deturpato da una sconfitta arrendevole verso la vita, alla rassegnazione di non poter cambiare il presente. 
Tutto intorno a lei divenne buio, come se fosse inghiottita dalla sua stessa ombra. Non potei fare niente, se non lasciare che i suoi buchi si rimarginassero da soli.
Scoprii più tardi che il suo stato era dovuto ad un'amicizia perduta , ad un amore malato, agli stimoli che volarono via insieme al suo passato.

Oramai lei se n'era già andata quando l'ultimo treno partì verso mete fin troppo comuni, come se fossero strade già percorse.
La sua vita oramai era un binario morto, la corsa folle di un treno senza freni, prima o poi sarebbe deragliata su un binario da lei stessa costruito.
Questo incontro lasciò sulla mia pelle un brivido mai provato, come una comprensione fulminea, un lampo che squarciò il pensiero e pose il silenzio nella mia anima.

Arrendersi a ciò che abbiamo voluto è come lasciare le chiavi di casa in mano ad un ladro, perché il destino è nelle proprie mani e lasciare che i ricordi, gli eventi, le persone controllino la nostra vita è affidare il nostro destino nelle mani degli altri.

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