Ho
aperto gli occhi
di
fronte all'uomo
che se
ne sta nell’immobilità,
puntando
il dito contro la folla
che
esulta schiacciata
dalla
propria voce rauca.
Ogni sua
parola
è come
pesante piombo,
fa
tremar le ossa dei vivi
che
tentan di fuggire,
mentre i
morti son tristi
davanti
al proprio passato.
Le facce
schiave
da fili
invisibili
ti
trasportano nella realtà
di
quello che non c’è,
oltre le
vedute mondane
di un
uomo morto e sepolto
dalla
propria ipocrisia.
Mi
accingo a parlar
con il
freddo burattinaio,
occhi
neri dietro l’ombra
come
l'incubo più terrificante,
se le
mie parole uscivano fuori
come
petali di fiore,
le sue
come lame fredde
sulle
mie ginocchia.
Così
decisi
di
percorrere la mia lunga strada,
lasciando
indietro
quei
volti scarni di paura,
lontane
erano le strade
dai loro
cuori
perse
nei remoti angoli
della
loro anima.
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