Sono
oscuri i giochi
che ci
piantano a terra
come
degli spaventapasseri
senz’anima.
Le ombre
si insinuano tra di noi
come
volti senza tempo,
nell’incertezza
di uno specchio
che non
riflette più
la
propria immagine.
Addomesticati
questi cani
senza il
dubbio che magari
son
figli dei senza padre,
anche se
la loro madre
è la
stella lucente
tra le
venature di neve.
Un
silenzio incombe
sul mio
destriero argentato,
che più
non conosce
il
proprio tormento.
E’ qui
che, salendo e scendendo
dall’inferno
che ho costruito,
le
catene non premon più sul petto
ma son
diventate serpenti
al
comando del mio bastone.
E’
intorno alla colonna
che la
serpa agita
la
propria natura.
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