C’è
più spazio nelle nuvole
che
dentro i cuori
dei
demoni che si contorcono,
dove al
chiarore del lampione
di sale
è la loro fine.
Le vie
indefinite si ridefiniscono
in
molteplici adesso,
come il
pungiglione
di un
ape ammaestrata
a
rosicchiare il tempo.
Non v’è
punto in cui
la mia
flebile luce
assissta
allo sgusciarsi
della
sprezzante morte
del
giocondo spirito,
ma
l’ascia ha tranciato
di netto
il petto
della succube.
Questi
riti incombono
sulla
mia giovinezza
come
quando dal cielo
piombò
su di me
l’argenteo
spicchio
del sole
stellare.
Nulla
avviene intorno
all’invisibilità
del momento,
sapendo
di morir
sotto
una sconfinata
brezza
celeste.
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