divorò
il mio letto
mentre
caddi preda
del
sonno incatenante.
La paura
incatenò
l’ormai
vacillante corpo
alle
camere dell’abisso
che
spuntarono fuori
dai miei
ghiacciati occhi.
Una fine
repentina
per la
carne prigioniera,
ma ecco
che uno scoppio
prese
d’assedio la stanza
in cui
entrammo io
e il mio
spirito di colomba.
Veloci
immagini levigate
di
svariati colori ancestrali,
un tuffo
nel vuoto apparente
riempito
di tutto il niente.
La
fredda notte
si
scaldò di nuovi calori,
lasciandomi
accarezzare
dal
cielo innevato,
e nuova
gioia apparve
ai
confini del mio spirito.
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